Ogm digiuni di bioetica?
Di Margherita Campaniolo
Quali questioni etiche, bioetiche sollevano gli "organismi geneticamente modificati", i sempre più noti ogm? Innanzitutto, esistono delle questioni che concernono la sfera morale allo stesso modo di quanto capita per l'aborto, l'eutanasia o la procreazione assistita? Gli ettari di suolo agricolo mondiale coltivati con sementi "ritoccati" aumentano ogni anno. Nel 1999 sfioravano i 40 milioni, nel 2000 arrivavano a 44,2 milioni, nel 2001 il grande salto fino a 52,6 milioni, il 19 per cento in più rispetto all'anno precedente. Nello stesso anno 5 milioni e mezzo di agricoltori di 13 Paesi hanno seminato piante dal genoma modificato. Negli Stati Uniti, il 32 per cento del mais e il 74 per cento della soia sono transgenici. Di qua dell'oceano, alla sigla "ogm" invece l'opinione pubblica vede rosso. A differenza di altre questioni sollevate dai No/New-global, quella della guerra agli organismi modificati geneticamente trova terreno fertile nelle società europee. In Italia, tanto il governo del centrosinistra, quanto quello in carica della Casa delle Libertà hanno seguito la stessa politica: se la società non è pronta, non saremo noi a imporre gli ogm. Eppure il trattamento genetico di esseri viventi - siano piante o animali - pone una serie di interrogativi che chiamano in causa la società globale contemporanea. Economia e diritto, genetica e bioetica, filosofia e teologia: come sciogliere il nodo degli "ogm"?
Un intreccio di questioni
"Credo che il problema fondamentale quando si ha a che fare con gli ogm sia quello di distinguere la dimensione propriamente scientifica che comprende la moralità dei ricercatori che garantiscano sui possibili rischi per l'umanità e quella più politico-economica. L'errore che si sta compiendo in questo momento è quello di confondere questi livelli". Gilberto Corbellini ha un'opinione netta sulla questione. Secondo il docente di Storia della medicina e Bioetica alla Sapienza di Roma, si accusano le biotecnologie applicate all'agricoltura di essere pericolose quando in realtà si dovrebbe riconoscere che sono molto meno rischiose di quelle utilizzate fino adesso. Buona parte della comunità scientifica ritiene che non esistano pericoli. La stessa Commissione europea ha certificato nel 2001 che "le piante geneticamente modificate e i prodotti sviluppati e commercializzati fino a questo momento non mostrano alcun rischio per la salute. Anzi, l'uso di una tecnologia più precisa e la maggiore severità delle regole li rendono probabilmente ancora più sicuri delle piante e degli alimenti convenzionali". Dunque, primo punto: la salute non è una questione centrale.
"Il problema degli ogm", sostiene Corbellini, "è l'equazione naturale=innocuo=moralmente buono che è molto diffusa nell'opinione pubblica". Più del 60 per cento sarebbero gli italiani contrari ai "cibi Frankenstein". Ma chi è interessato a far coincidere una presunta "Natura" con il giusto e buono? "Probabilmente chi vuole evitare un qualche tipo di regolamentazione. Ma bisogna ribadire che quella che va per la maggiore è un'immagine sbagliata degli ogm che sono molto più controllati di quelli cosiddetti biologici", prosegue Corbellini.
Ma non tutti concordano con questo entusiasmo per gli ogm. I successi in questo campo, dicono alcuni, si contano sulla punta delle dita (soia, mais, riso, cotone e poco altro). Certo, ci sarebbe l'esempio del golden rice, il riso al beta-carotene che è stato lanciato negli ultimi anni nel sud est asiatico per combattere l'ipovitaminosi di quell'area. "Il golden rice è una cosa carina, lo riconosco", Marcello Buiatti, professore di genetica all'Università di Firenze, non si lascia prendere dall'esaltazione. "In fondo ha lo stesso effetto dell'insalata, che anzi ha molto più beta-carotene del riso modificato. Bisogna andarci piano. Non essere tifosi, ma ricercatori". Secondo lo scienziato, né il golden rice né altri ogm risolveranno il problema della fame nel mondo. E se si possono capire le imprese che magnificano gli ogm, meno comprensibili sono gli scienziati che si entusiasmano. "I contadini messicani sono transfrontalieri", prosegue Buiatti, "vanno negli Stati Uniti dove gli vengono regalati sacchi di mais, e questi sono tutti transgenici. Si tratta di una vera e propria politica di penetrazione". In Messico, i geni per la resistenza agli insetti sono passati dal mais coltivato alla collezione mondiale della variabilità genica di mais. È successo in India, in Cina per il cotone. "Si tratta di un attentato alla biodiversità del pianeta".
per certi versi anche in questo caso si potrebbe parlare di istanza etica. Eppure, gli ogm non rientrano nei discorsi dominanti intorno alla moralità della scienza. Un caso emblematico di questo disinteresse è la posizione della Chiesa, in prima linea in molte battaglie e indifferente alla questione ogm.
L'indifferenza della Chiesa
La Chiesa molto rigida sull'indisponibilità della vita umana è molto più accondiscendente per quanto riguarda la possibilità di modificare le piante.
Innanzitutto, gli interventi del Papa sul tema sono rari e molto lontani nel tempo. In un discorso del 23 ottobre 1982, Giovanni Paolo II ricordava "gli importanti vantaggi che provengono dall'aumento di prodotti alimentari e dalla formazione di nuove specie vegetali a vantaggio di tutti e specialmente delle popolazioni più bisognose". Un anno dopo, il 29 ottobre 1983, metteva in guardia di fronte ai pericoli di una cattiva interpretazione dell'ingegneria genetica. "L'espressione "manipolazione genetica" resta ambigua e deve essere oggetto di un vero discernimento morale, perché nasconde da una parte dei tentativi avventurosi tendenti a promuovere una sorte di superuomo e, d'altra parte, dei tentativi positivi volti alla correzione di anomalie, quali alcune malattie ereditarie, senza parlare poi delle applicazioni benefiche nei campi della biologia animale e vegetale utili per la produzione alimentare". Insomma, modificare la natura è a discrezione dell'uomo.
Esistono altri prove di questo disinteresse della morale cattolica per gli ogm. Per esempio, il recente Dizionario di bioetica (Piemme, 2002) del cardinale Dionigi Tettamanzi dedica soltanto poche righe agli organismi geneticamente modificati. Per tutte le ricerche biotecnologiche, il riferimento deve essere costantemente "all'uomo stesso". Se una modificazione del codice genetico va bene all'uomo, non si vede perché non farla. L'antropocentrismo strutturale della Chiesa cattolica.
Un'ulteriore conferma dell'indifferenza cattolica nei confronti degli ogm si ottiene tramite una piccola indagine. Sul sito ufficiale del Vaticano (www.vatican.va), che raccoglie i documenti ufficiali di tutte le istituzioni eclesiastiche, non c'è traccia di ogm. La ricerca di "ogm" nel database del sito ottiene un solo file trovato. La stringa completa, "organismi geneticamente modificati", si comporta poco meglio: sono solo 3 i documenti. Per avere un'idea delle proporzioni, la ricerca di "bioetica" genera 172 risultati.
Fonte: R e S - Ricerca e Storia - il cammino millenario della scienza e della tecnica