Per Luca Pani la coscienza si può curare. Non solo con le preghiere

Impalpabile, spirituale o l'anima è carne e ossa?

Le provocatorie indagini di un neuroricercatore cagliaritano sul rapporto tra scienza e religioni

Segnalato da Margherita Campaniolo

Contrordine: i vizi capitali non sono più peccati. Semmai, disfunzioni. Che interessano i neurofarmacologi e non il confessore. Andate, dunque, lussuriosi e golosi, superbi e invidiosi, in letizia e serenità d'animo. E non siate più catto-masochisti: pecco-e-mi-pento, pecco-e-mi-pento. Il diavolo non c'entra, se siete un po' maiali la colpa è del cervello che ogni tanto sfasa e impone che a tutto possiate rinunciare fuorché alle tentazioni. E pure l'anima, oggetto etereo finora non identificato, probabilmente non è quello che avete sempre creduto, anzi che ci hanno fatto credere, ma qualcosa di molto diverso. Ricerche d'avanguardia dicono sia una specie di circuito prestampato che funziona, quando funziona, in un angolino cerebrale dove si elaborano idee, sogni, desideri.
Un caos, una rivoluzione. Peggio, un ribaltone apocalittico che potrebbe avere effetti devastanti, un maremoto, un tsunami: per la chiesa, per una serie di sacri principi in cui abbiamo sempre creduto e per altro ancora. C'è chi ritiene, e spera di dimostrarlo, che esista una biologia dell'anima. Come fosse il fegato o la cistifellea, il colon o i polmoni. L'anima, secondo un' analisi sperimentale a cavallo tra psichiatria e farmacologia, sarebbe un pezzo qualunque di noi: che cresce, si sviluppa, s'ammala, s'infiamma. E, coi farmaci adatti, si stabilizza, guarisce e porta nel binario della pubblica decenza passioni che altrimenti ci condurrebbero alla perdizione.
Quarantadue anni, cagliaritano, psichiatra, responsabile di una sezione Cnr che si occupa di neurogenetica e neurofarmacologia, Luca Pani ha scritto con Stefano Canali un libro intitolato Emozioni e malattia (Bruno Mondadori, 300 pagine, 14 euro). Già questa è una prima provocazione: che c'entra l'emozione con la malattia? Andando avanti, c'è di più e meglio in un capitolo intitolato "evoluzione e vizi capitali" dove affiora una rilettura innocentista del peccato. Dietro tutto questo c'è, ci sarebbe, un'architettura complessa di comunicazione tra le cellule cerebrali, che sono cento miliardi e hanno un numero di contatti tra loro più ampio delle stelle del Firmamento.
Con questa immagine Luca Pani spiega il segreto di un saggio che apre prospettive inimmaginabili. Dovesse raggiungere il bersaglio, fotografare-descrivere-curare l'anima, aprirebbe anche un contenzioso con Nostro Signore e con chi lo rappresenta in terra. E a quel punto, di sicuro, non ci sarà mai più psichiatra degno del Paradiso. "Ma neppure dell'inferno".
Perché gli strizzacervelli frugano tra i vizi capitali?
La psichiatria si occupa di tutti i comportamenti umani.
Il peccato è sintomo di malattia?
Dipende dal tipo di cultura e dal mondo in cui si vive, dalla storia e dall'esperienza personale. Alcuni peccati oggi non sono più considerati tali. Basta pensare a come è cambiato il rapporto uomo-donna.
State entrando in concorrenza coi preti?
Stiamo semplicemente valutando le implicazioni biologiche della preghiera, della meditazione, della conoscenza del sé. Grazie a macchine capaci di leggere il pensiero, abbiamo scoperto che quando un monaco buddista sta pregando si modifica la circolazione sanguigna di alcune aree cerebrali. Questa ricerca è ai primi passi, ma promette bene. Fino a ieri era impensabile.
A che serve?
A capire perché un individuo si ammala meno di un altro, come mai i livelli di stress diminuiscono, o cali di frequenza il battito cardiaco.
Obiettivo finale?
Integrazione di tre aree di lavoro: ricerche molecolari derivate da studi sul genoma, indagini di carattere clinico e utilizzazione di macchine in grado di rilevare cosa accade quando proviamo una certa sensazione. Il grande punto d'arrivo è la coscienza. Scoprire cos'è, come funziona.
Nel libro si fa l'elogio della superbia.
Certo. Se l'uomo non avesse voluto osare, confrontarsi, conquistare spazi, saremmo rimasti più o meno cavernicoli.
Come fa a dire che gli invidiosi, in fondo in fondo, sono soltanto superbi falliti?
Perché subiscono il drammatico contrasto tra il desiderio di fare e lo scontro con la realtà. Si tratta, per capirci, di quelli che si fanno un film in testa ma poi crollano davanti ai problemi della quotidianità. Vanno al tappeto perché non ce la fanno e a quel punto si alimentano di invidia.
Invidia che, in piccole dosi, non è tuttavia negativa.
Certo. Tutti i vizi sono sani, a patto che non si esageri. È patologico un ragazzino di dodici anni che si fa canne da mattina a sera, è patologico un uomo di quaranta che mangia poco e male, non beve e non avverte stimoli dell'eros.
Ditelo al vescovo, serve un po' di revisionismo sui precetti-chiave del buon cattolico.
Il nostro è un approccio laico. Apprezziamo gli effetti terapeutici della preghiera ma non possiamo non notare che urge un aggiornamento di alcuni principi.
Sostenete che il cervello umano non si è modificato negli ultimi 400 anni: che vuol dire?
Che le strutture cellulari sono rimaste invariate. Considerate che il nostro cervello ha iniziato la sua evoluzione circa cinque milioni di anni fa. Negli ultimi mille è rimasto sostanzialmente uguale. A mutare è l'ambiente, e il cervello deve adeguarsi senza tregua. Non è un caso che le disfunzioni delle emozioni (500 per cento in più nel consumo di antidepressivi) siano enormemente cresciute.
Perché?
Perché c'è un drammatico, disperato bisogno di adeguarsi, capire e interpretare il nuovo. L'evoluzione biologica è un'evoluzione darwiniana, l'evoluzione culturale è altra cosa, trascina con sé stimoli sempre diversi costringendoci a una perenne sfida con noi stessi. Tutto questo provoca uno scontro emotivo tra la nostra struttura genetica e la necessità di modificare continuamente la nostra capacità espressiva, il nostro modo di essere.
Quand'è che un'emozione diventa malattia?
Quando è disfunzione. L'amore, per esempio: se si fa gelosia, ossessione, assillo, le emozioni sono alterate. Di fronte al partner, ai colleghi d'ufficio, al mondo. Si soffre e questa sofferenza non è altro che malattia.
La lussuria è un disturbo grave?
È l'unico peccato che si muove trasversalmente su tutti gli altri vizi. Nel senso che dietro ogni peccato capitale sotto sotto c'è sempre una spinta lussuriosa. In modica quantità, è comunque salute.
Cuore e anima: tutte balle.
Gli individui meditativi o innamorati, quelli cioè che passano dal sogno alla vita reale senza scosse, hanno una forza infinita. Possiedono cuore e anima ovvero condizioni di base che aiutano ad affrontare il mondo in un certo modo. Sopravvivono di più perché, a conti fatti, dalla loro parte c'è la legge del più forte.
Cos'è e dov'è l'anima?
Questa è la vera frontiera. L'anima è la coscienza delle cose che avvengono. Abbiamo nel cervello diversi oscillatori che tengono conto della temperatura interna, delle condizioni ambientali e di altre variabili: questi oscillatori suonano senza sosta, sono come tamburi. Tamburi dell'anima. Un po' è come i pace makers del cuore, che danno il tempo e ritmo al battito. Bene, quando il ritmo cerebrale segue una certa sequenza noi avvertiamo un certo tipo di percezioni. Gli oscillatori, in pratica, governano tutte le nostre emozioni, perfino quelle più spirituali.
Per arrivare a?
Questo, ancora, non lo sappiamo. Ma di veramente straordinario e nuovo c'è il fatto che oggi siamo in grado di registrare alterazioni legate a uno stimolo, a un segnale della coscienza.
Non vi pare riduttivo chiudere tutto, gioia e dolore, amore e morte, a una chiacchiera fra neurotrasmettitori?
Difatti è qualcosa di più, è una funzione che coinvolge e stimola miliardi di cellule contemporaneamente.
L'anima?
Secondo Democrito, cinque secoli prima di Cristo, era descrivibile e misurabile. Questo concetto, superato da tanti giganti della filosofia, oggi viene ripreso. Può darsi che un giorno si riuscirà davvero a misurare e a descrivere l'anima.
Anima che sperate ovviamente di assistere e curare.
I farmaci fanno miracoli.
Puntate all'uomo perfetto, eugenetica farmacologica.
Questo no, ma abbiamo una concreta speranza di riuscire ad afferrare una felicità possibile per la coda.
Unione Sarda