Mapelli, Ippocrate e l'embrione
Il grande anestesista: "Com'è duro difendere la vita"

PAVIA. Che fare delle migliaia di embrioni umani congelati? Chi può deciderne la sorte? C'è un limite etico ai trapianti? Fino a quando è cura e dove comincia accanimento? In che misura i comitati di bioetica devono tutelare pazienti e medici? E' giusto proclamare la libertà assoluta di ricerca come pretende il Nobel Levi Montalcini? E la clonazione? Come giudicare ansie, sofferenze e contraddizioni di Stato-società-Chiesa? E come considerare le aspirazioni della ricerca scientifica e tecnologica?
Stavolta "Socrate al Caffè" è risalito davvero all'Alfa e all'Omega del vivere, del soffrire, del morire. "Al Dna di Socrate al Caffè", come ha detto Salvatore Veca. La conversazione di domenica mattina alla pasticceria-caffè Vigoni in Strada Nuova, protagonista il presidente del Comitato di Bioetica del policlinico San Matteo Arturo Mapelli - che ha dialogato con Veca e con un pubblico numeroso e molto qualificato - ha toccato la varietà dei temi che popolano le nostre paure da Ippocrate in poi.
Mapelli è risalito fino al padre della medicina occidentale, 2.400 anni fa, all'autore del famoso Giuramento che ogni neo-medico sottoscrive con la professione e con sè stesso. Un giuramento, ha osservato Mapelli sulla spinta delle domande, "che oggi non basta più, perchè il medico deve metterci umanità vera e non solo pura deontologia".
Ha anche ricordato che dal Giuramento oggi è depennata la frase: "Non procurerò aborto". Ha "corretto" Ippocrate con Galeno, altro grande medico greco, che sentenziò: "Il miglior medico è anche filosofo, mai gemellaggio fu più attuale attuale".
Arturo Mapelli ha calamitato l'uditorio spiegando a fondo che cos'è la Bioetica. E' partito dalla sua definizione ("disciplina che è parte della filosofia morale ed è nata trent'anni fa per l'esigenza di definire i confini etici della biologia"). Ha illustrato come dal progresso tecnologico applicato alla medicina, e in particolare a questioni come la clonazione e la trapiantistica, siano nati i comitati di bioetica. Al San Matteo c'è dal 1995, con funzioni consultive. "Dalla Carta di Helsinki per fare ricerca bisogna passare anche attraverso il vaglio della bioetica".
Impossibile dare conto in una cronaca della ricchezza, della passione, della chiarezza e della semplicità che ci ha messo il professor Mapelli. Dalle sue parole è emerso anche tutto il sofferto vissuto dell'anestesista e rianimatore, "di colui - ha detto ad un certo punto con una frase che ha lasciato "vedere" la scena come se anzichè da Vigoni si stesse seduti davanti alla tv - che per una vita in sala operatoria ha cercato di frenare il chirurgo martellatore. Lui ad attaccare apparentemente distruggendo ma in realtà sagacemente ricostruendo, ed io a trattenere la vita in quel corpo alla mercè". Eterno duello in ogni sala operatoria, ogni giorno, ogni attimo. Mapelli si è anche soffermato sulla questione degli embrioni congelati, suggerendo che si stanno studiando soluzioni.
Veca poi ha distillato le implicazioni della conversazione di Mapelli. Ha sottolineato le grandi questioni aperte: quella dell'allocazione delle risorse sotto i vincoli della scarsità dei budget, quella della contraddizione tra il diritto alla salute e il dovere della salute. Ha detto, esempio, che lo sviluppo della scienza, accrescendo la consapevolezza del paziente verso la malattia, potrebbe portare ad affermare un principio nuovo così sintetizzabile: "Visto che puoi conoscere il tuo male, sei responsabile della tua salute e quindi pagati pure le cure".
Nel dibattito sono intervenuti: Carlo Cinquini, Italo Arella, Antonello Sacchi, Vincenzo D'Antuono, Annalisa Rognoni, Giovanni Rigone, Nicola Ibba. Cinquini si è soffermato acutamente sul problema dell'embrione. Arella ha sottolineato come cattolico che la cellula fecondata ha diritto a vivere, lo dice la scienza, non la fede. Sacchi ha posto la questione del diritto a decidere sugli embrioni. Ibba ha lamentato che la nostra società vive male il rapporto con la salute, la malattia e la morte. Rognoni e Rigone hanno argomentato sul tema se il comitato di bioetica debba essere "simmetrico" tra pazienti e medici.

http://www.laprovinciapavese.quotidianiespresso.it/provinciapavese/arch_28/pavia/cronaca/pc401.htm

A cura di Margherita Campaniolo