Il farmaco sarà commestibile
A cura di Margherita Campaniolo
Sono più di 600 mila le specie vegetali conosciute: oltre 7000 vengono utilizzate per il nostro sostentamento, 30 tra queste colture costituiscono la base dell’alimentazione umana ed in particolare 3 specie di cereali grano, riso e mais forniscono a tutti gli abitanti della Terra il 60% del fabbisogno calorico giornaliero. Si può chiedere di più al generoso regno vegetale? Sembra proprio di sì: è più di un decennio che scienziati e industrie farmaceutiche hanno intrapreso una strada che trasformerà alcune piante in biofabbriche per la produzione su larga scala di vaccini, anticorpi, farmaci antitumorali e alimenti con alto valore nutrizionale. Lo scopo è molteplice: produrre medicine in modo rapido, sicuro, a basso costo e che siano facilmente distribuibili anche in paesi dove le infrastrutture sono carenti o disastrate. Lo sviluppo di questi prodotti consentirà alle industrie di superare la fase di stallo traendo forza dai nuovi mercati e di rinvigorire i profitti. Tutto questo è possibile grazie alle biotecnologie che permettono di andare oltre la genetica classica, che fino ad oggi era applicata alle piante (incroci o mutazioni).
La "catena di montaggio" all’interno delle biofabbriche sarà costituita da tre passaggi. Da principio devono essere isolati e caratterizzati i geni responsabili del prodotto che si vuole ottenere (antigeni, anticorpi, proteine, fattori di crescita o enzimi responsabili della sintesi di una vitamina). I geni estrapolati verranno poi trasferiti in una pianta scelta in modo opportuno (per esempio un frutto come la banana o il pomodoro, oppure un cereale come il riso o il mais), e a questo punto la sintesi della molecola che si vuole ottenere sarà stimolata e controllata grazie a precisi fattori di regolazione, come gli ormoni vegetali.
E’ difficile stabilire tra quanto le "fabbriche verdi" inizieranno a dare il primi frutti anche perché ogni farmaco è una storia a sé ma la fase più incerta è senz’altro l’ultima. La molecola sintetizzata potrebbe interferire con il normale sviluppo della pianta e viceversa il processo di maturazione del frutto potrebbe modificare il farmaco. Inoltre la concentrazione della sostanza d’interesse potrebbe essere insufficiente o eccessiva.
Resta poi il problema dell’impatto sull’opinione pubblica. Tutti i sondaggi raccolti fino ad oggi riferiscono che gli italiani, come gli europei, non desiderano mangiare piante o animali geneticamente modificati, mentre la maggior parte (il 58% degli italiani contro il 50% della media europea) è pronta ad utilizzare i farmaci "biotech"; difficile stabilire quali saranno le reazioni generali nel momento in cui gli alimenti in sperimentazione verranno immessi sul mercato, e sarà possibile curare malattie come l’epatite o la carenza di vitamina A semplicemente mangiando patate o riso.