IN FORSE PROGRAMMA SPAZIALE

A cura di Margherita Campaniolo

Che cosa è successo al Columbia, quale sarà il futuro del programma spaziale? Con noi lŽamministratore della Nasa, Sean OŽKeefe, e quattro ex astronauti, Buzz Aldrin, il secondo uomo a camminare sulla Luna nel 1969, Rick Hauck, comandante del Discovery, il primo shuttle a decollare dopo lŽincidente al Challenger del 1986, il senatore Bill Nelson che nel 1986 fu a bordo dello shuttle vittima dellŽodierno incidente e il senatore John Glenn, il primo astronauta americano nello spazio.

Si è molto discusso dellŽala sinistra. Durante il decollo una parte del rivestimento si è staccato e forse ha urtato contro le piastrelle di protezione. Retrospettivamente, la Nasa avrebbe potuto fare qualcosa? Gli astronauti avrebbero potuto uscire dallo shuttle per valutare lŽaccaduto? O forse sarebbe stato possibile ancorare la navicella alla stazione spaziale per esaminare i possibili danni?

OŽKeefe: "Prima del lancio era stata analizzata ogni possibile eventualità. E durante il volo tutto era stato controllato e verificato per garantire condizioni ottimali in vista del rientro. La sicurezza è il nostro obiettivo prioritario. Qualcosa non ha funzionato. Scopriremo di che si tratta, vi porremo rimedio e ci assicureremo che, per quanto è nelle possibilità umane, non si ripeta mai più".

I tre uomini dellŽequipaggio della stazione spaziale Iss, due americani e un russo, dovrebbero rientrare a marzo. Come faranno? Avrebbero dovuto usare lo shuttle.

"Questa è la nostra sesta spedizione. E il nostro comandante, Ken Bowersox, lŽufficiale scientifico, Don Pettit, e lŽingegner Nicolai Budarin, devono star certi che noi faremo tutto il possibile per assicurare loro rifornimenti e provviste fino a quando sarà possibile farli ritornare a casa e far partire la settima spedizione".

CŽè una navicella di rifornimento russa agganciata alla stazione. Potrebbero forse usare quella?

"EŽ troppo presto per dirlo, ma sì, certo, ci sono tutte le garanzie per il loro rientro. Tuttavia, il nostro approccio, anche nella più estrema delle emergenze, è fare sì che il lancio dello shuttle non serva solo a far rientrare lŽequipaggio ma anche a far arrivare a bordo della stazione quello che lo sostituirà. Si sono addestrati, sono pronti a partire e partiranno, non appena ci saranno i presupposti per farlo".

Il Columbia aveva ventŽanni. I tagli ai finanziamenti vi hanno costretto a usare un veicolo che forse non era più idoneo?

"Non credo. Dopo ogni volo la navicella è completamente revisionata. Vengono effettuate tutte le riparazioni necessarie. E ogni tre anni si fa una manutenzione completa. Di fatto è come se venisse ricostruita ex novo. E non bisogna dimenticare che persino la Columbia, che con i suoi ventŽanni è la più vecchia navicella in funzione, ha la metà degli anni della maggior parte degli aeroplani che hanno operato in Afghanistan durante la missione dellŽanno scorso. Quando decidiamo un lancio è perché siamo convinti che il velivolo sia in condizioni ottimali".

Parliamo ora del Columbia con quattro ex astronauti. Comandante Hauck, che cosa si prova al decollo, o al rientro da una missione spaziale?

Hauck: "BeŽ, una grande euforia. Dopo mesi e mesi di addestramento finalmente stai realizzando lŽobiettivo della tua vita. Ma poi torni alla realtà e capisci che sei seduto su un mucchio di esplosivo. E così, almeno nel mio caso, torni a pensieri più professionali e dai unŽocchiata allo schermo e ti assicuri che tutto vada per il meglio perché ti rendi conto del rischio che stai correndo".

E se qualcosa va catastroficamente male?

"Chiudi gli occhi e ti raggomitoli in posizione fetale..".

Non cŽè nullŽaltro da fare?

"Nella maggior parte dei casi no".

Senatore Nelson, poche settimane prima dellŽesplosione del Challenger, lei era sul Columbia. Ci dica le sue impressioni di allora e quelle di ieri, quando ha visto la navicella su cui aveva volato esplodere.

Nelson: "Sono passati 17 anni da quella tragedia che ora si ripete. Ce la faremo, troveremo qual è il problema e lo risolveremo. EŽ importante per l`America, per tutti noi. Ma lŽesplorazione spaziale è un affare rischioso. Quella volta, sul Columbia, al rientro eravamo dal lato buio della Terra ma guardando dal finestrino sembrava giorno, il surriscaldamento della navicella, oltre 1600°, creava un alone di fiamma".

Buzz Aldrin, lei è il secondo uomo ad aver camminato sulla Luna dopo Neil Armstrong, il 20 luglio 1969. E qualche anno fa, mentre facevo delle ricerche per intervistarla in occasione del trentesimo anniversario dellŽevento, ho scoperto che allora lŽex astronauta Frank Borman aveva chiamato il presidente Nixon per chiedergli di preparare un discorso nel caso che Armstrong e Aldrin fossero rimasti sulla Luna. E il discorso fu scritto. Crede di avere davvero corso quel rischio?

Aldrin: "Io e Neil abbiamo molto apprezzato la passeggiata sulla Luna, ma non credo che avremmo scelto di restarci. Frank si preoccupa sempre di tutto ma io sarei stato molto sorpreso se qualsiasi capo di una qualsivoglia grande organizzazione non avesse preso in considerazione tutte le possibilità".

In effetti ho avuto occasione di chiedere a Michael Collins, che rimase sullŽastronave, se era preparato allŽeventualità di lasciare Armstrong e Aldrin sulla Luna, se qualcosa non avesse funzionato. E lui mi ha detto: "Sì, sono stato addestrato anche a questo". Ma, Aldrin, lei crede che si arriverà a capire che cosa è successo al Columbia?

"Credo che arriveremo a capirne abbastanza per mettere a punto piani migliori per il futuro, un futuro di cui i nostri figli e nipoti possano andare orgogliosi. Lo dobbiamo a chi ha perso la vita negli incidenti dellŽApollo, del Challenger e ora del Columbia, sacrificandosi per il futuro dellŽesplorazione spaziale".

Senatore Nelson, lei ha detto, parlando della Nasa: "Stiamo prosciugando il budget per gli shuttle e questo aumenta molto le possibilità di un disastro". Ci spieghi.

Nelson: "Volentieri. NellŽultimo decennio i budget della Nasa n sono stati aggiornati. I controlli di sicurezza sono stati dilazionati e molti di noi, anche allŽinterno della Nasa, hanno fatto pressione sullŽamministrazione perché i controlli proseguissero regolarmente. Non credo che questo abbia a che fare con ciò che è successo lŽaltro giorno. Ma ora, purtroppo, dopo questa tragedia, i controlli tornano dŽattualità perché si ripresenta il problema della sicurezza".

CŽè un futuro per i voli shuttle con uomini a bordo?

"Sì, i programmi prevedono che si vada avanti fino al 2020. Il punto è, rimpiazzare semplicemente questa navicella o sviluppare nuove tecnologie per un nuovo veicolo spaziale? Ci vorranno anni prima che sia operativo ma intanto si può cominciare a reintegrare la flotta, in modo da poter far funzionare e rifornire la Iss".

Ma la nazione, il Congresso, il presidente, sono preparati a investire più soldi nel progetto spaziale?

"Credo che la volontà del popolo americano sia quella di esplorare lo spazio. E spero che questo si traduca in un programma che ci porterà su Marte o di nuovo sulla Luna. Credo che entro il prossimo secolo gli americani arriveranno su Marte".

Qual è il vantaggio, per lŽamericano medio, della conquista della Luna o di Marte?

"CŽè un ispirazione, un destino, e anche una competizione in corso. A ottobre, al più tardi, i cinesi manderanno un astronauta nello spazio. Non credo che gli americani vogliano tirarsi indietro ora, perdendo il patrimonio investito finora in termini di denaro ma anche in termini scientifici e umani".

Lei crede che ci sia vita nellŽuniverso, oltre la Terra?

Sì, certo. Perché porre dei limiti alla creazione, che è infinita? E, fra parentesi, questa è una delle ragioni per andare su Marte. Scoprire se cŽè acqua, se cŽè vita. Se cŽè stata qualche forma di civilizzazione E se cŽè stata che cosa è successo. Forse potremo imparare qualcosa di utile per la vita sul nostro pianeta.

Senatore Glenn, lei è stato il primo americano a circumnavigare la Terra dallo spazio. EŽ un eroe, non deve dimostrare nulla. Eppure 36 anni dopo lei è tornato sullo spazio, sul Discovery, a 77 anni. Vedendo ciò che è capitato e pensando che lei fa parte di un programma dello shuttle...

Glenn: "Sì, è orribile e i miei pensieri vanno alle famiglie. Però, è bene ricordare che noi non andiamo lassù per divertirci, ma perché abbiamo una missione, dobbiamo realizzare obiettivi importanti per tutta lŽumanità. E non si tratta soltanto di andare su Marte. Succederà e va bene, ma non è il punto. Ci sono esperimenti scientifici che possono essere realizzati al meglio nello spazio. Erano questi, novanta, per la precisione, uno degli obiettivi della missione del Columbia. Si tratta ad esempio, di studiare un certo tipo di rigenerazione dei tessuti umani che darebbe una speranza in più in alcune forme di cancro, o metodi di combustione meno dannosi per lŽambiente, o tecniche per ritardare lŽinvecchiamento delle cellule. Tutto questo non può e non deve fermarsi".

http://www.lastampa.it/EDICOLA/sitoweb/Esteri/art15.asp