LA PROPOSTA DI UNA BANCA DATI DEL DNA
Rodotà: niente schedatura di massa
A cura di Margherita Campaniolo
ROMA – Una banca dati del Dna? Il progetto presentato dall'Arma dei carabinieri, d'intesa con il procuratore nazionale antimafia Per Luigi Vigna, viene "bocciato" drasticamente dal presidente dell'Autorità garante delle Privacy Stefano Rodotà. "Ci sono moltissimi problemi – afferma all'Agi Rodotà – e questioni di questa delicatezza dovrebbero essere presentate all'opinione pubblica con maggiore prudenza. Sono argomenti molto controversi, discussi in tutto il mondo e non è il caso di presentarli come se si trattasse di una sorta di bacchetta magica che ci consentirà di aver ragione di qualsiasi tipo di reato e di scoprire il 20% dei reati commessi". Ma Rodotà punta l'indice anche su "questioni di libertà, non solo di privacy, rappresentate da una schedatura genetica di massa di tutta la popolazione italiana e quindi invita alla "prudenza", soprattutto "quando si affrontano questi temi". Poi elenca i problemi che a suo giudizio devono essere affrontati: "questa è una materia in cui si può intervenire solo con legge; e una legge che riguarda diritti fondamentali delle persone, dovrebbe essere votata dal Parlamento a scrutinio segreto, data la delicatezza della materia". Non solo, per un argomento del genere, schedatura del Dna, si dovrebbe tenere presente anche ciò che è scritto nel secondo comma dell'art. 32 della Costituzione e cioè: "nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge". "Pertanto – spiega ancora Rodotà – dovremmo non solo riflettere sull'uso dello strumento legislativo, ma anche chiederci se la legge può andare in una direzione che potrebbe comportare anche la violazione di questi limiti imposti dal nostro sistema di valori a tutela della persona umana". Il Garante ricorda anche che, quando recentemente è stato approvato il testo unico sulla documentazione amministrativa, è "stato previsto che nella carta d'identità elettronica possano entrare vari dati biometrici, che sono per esempio le impronte digitali o l'iride, ma è stato esplicitamente escluso che si possa far ricorso ai dati genetici. Quindi, c'è un orientamento lodevolmente prudente del Parlamento italiano nell'uso indiscriminato del ricorso ai dati genetici".
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