COLUMBIA: A BORDO C'ERANO ANCHE 9 ESPERIMENTI ITALIANI
Collaborazione di Margherita Campaniolo
ROMA - La scienza italiana era molto ben rappresentata nella missione STS 107 dello shuttle Columbia. Dei circa 80 esperimenti eseguiti durante la missione di sedici giorni, nove erano quelli finanziati dall'Agenzia Spaziale Italiana.
Uno dei principali esperimenti previsti prevedeva una situazione abbastanza insolita per una astronave; non capita infatti spesso vedere degli astronauti fare bollicine in orbita in una sorta di 'minilavatrice'.
L'esperimento FAST (Facility for Adsorption and Surface Tension) consisteva una una apparecchiatura concepita dall'Istituto per l'Energetica e le Interfasi del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Genova (IENI-CNR) con finanziamenti dell'Agenzia Spaziale Italiana e realizzata su incarico dell'Agenzia Spaziale Europea dalla Galileo Avionics (ex Officine Galileo) di Campi Bisenzio (Firenze). L'esperimento era stato ideato per studiare il comportamento dei liquidi in presenza di sostanze tensioattive. Queste sostanze, ai piu' note come uno dei principi attivi di saponi, detersivi e detergenti, hanno la caratteristica di accumularsi alla superficie dei liquidi (in particolare dell'acqua) e sono usate in una vastissima gamma di tecnologie e di prodotti. Inoltre, tensioattivi di origine naturale si impiegano anche in campo biologico e medico.
I risultati del progetto FAST dovevano fornire una maggiore conoscenza sull'azione di tali sostanze, consentendone un migliore utilizzo, sia in termini di qualita' e di quantita', con benefici economici ed ambientali. Minori quantita' di detersivi utilizzati con lo stesso potere detergente significa che minori inquinanti si disperdono negli scarichi. Altre applicazioni di questo esperimento erano studiate per applicazioni in campo energetico: sapere, per esempio, come i tensioattivi si muovono nelle fasi acqua e idrocarburi che costituiscono il petrolio, riveste un'importanza fondamentale per l'industria. E' noto infatti che il greggio viene estratto aggiungendo acqua nei giacimenti, e che le parti formano un'emulsione tanto piu' stabile quanto maggiore e' la loro capacita' di legame tra acqua e petrolio. Questi comportamenti si osservano al meglio proprio nello spazio, in condizioni di assenza di peso.
Il progetto era in collaborazione con l'Universita' di Firenze, il Max-Planck Institut di Berlino, le universita' di Marsiglia e Compiegne. Nel laboratorio, dotato di cellette di pochi centimetri cubici, sono state prodotte bollicine e goccioline dei vari liquidi e misurate le tensioni superficiali dinamiche: i risultati dovevano essere utilizzati anche per migliorare prodotti quali lubrificanti industriali, detergenti e schiumogeni per applicazioni di disinquinamento e protezione ambientale.
A bordo anche altri esperimenti italiani di medicina e fisiologia umana destinati a portare a miglioramenti della qualita' di preparazioni alimentari e dell'efficacia di alcuni farmaci:
OSPACE, Osteoclasts in Space, ideato e organizzato all' Universita' di Bari, eseguito sull'apparecchiatura sperimentale ERISTO (European Research in Space and Terrestial Osteoporosis); ARMS (Advanced Respiratory Monitoring System ARMS) per esperimenti relativi a misure e controlli di pressione del sangue, respirazione e frequenza cardiaca degli astronauti. Gli esperimenti sono stati ideati nelle universita' di Roma e Milano e al Centro di Bioingegneria di Milano; STROMA, ospitato nell'apparecchiatura ''BIOPACK incubator for crew-assisted biological experiments'', per lo studio di alcuni effetti della microgravita' sulla differenziazione cellulare e la ricostruzione dei tessuti del midollo osseo. 'Padre' di STROMA e' Ranieri Cancedda, dell'Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro (IST) di Genova. Cancedda non e' nuovo ad esperimenti nello spazio: nel 1996 preparo' per un satellite russo Photon un progetto per la coltura di epidermide nello spazio per studiare il comportamento di queste cellule in situazione di microgravita'.
L'industria nazionale (in particolare la Kayser Italia di Livorno) era presente a bordo con la realizzazione (su finanziamento ASI) di un nuovo tipo di cella di coltura basata su microelettronica e molle a memoria di forma per gli esperimenti OCLAST e STROMA, che erano impiegati per la prima volta sull'incubatore BIOBOX (realizzato da Astrium e Kayser Italia per l'ESA, al suo quinto volo) e sull'incubatore BIOPACK (ESA, al suo primo volo).