L'intervento durante un convegno a Roma
"Test genetici via Web, effetti distruttivi"
Il garante della privacy Stefano Rodotà lancia l'allarme: "Esami commercializzati su Internet senza nessuna garanzia"
a cura di Margherita Campaniolo
ROMA - Internet? Una struttura "illimitata di contatto umano". Difficile da controllare e che a volte si presta a "usi molto discutibili e gravi". Per esempio alla "commercializzazione dei kit per i test genetici", diventata ormai "un gigantesco affare".
Parola del garante della privacy Stefano Rodotà, intervenuto, a Roma, al Convegno su "Etica e Internet" promosso dall'
Isimm
(Istituto per lo studio della innovazione dei media e per la multimedialità) e dall'
Ucsi
(Unione cattolica stampa italiana).
I TEST GENETICI - A proposito degli "usi molto discutibili e gravi della rete" Rodotà ha citato l'utilizzo di Internet in settori come "la situazione personale, sanitaria, familiare, dove la violazione della riservatezza appare già molto diffusa e da perseguire".
Quindi l'allarme sui test genetici: "La commercializzazione su Internet dei kit per i test genetici" - ha detto il garante della privacy - può avere "effetti distruttivi" e dimostra la "tendenza sempre più diffusa a far diventare la salute una pura merce in vendita su Internet senza nessuna garanzia".
Rodotà ha sottolineato come "la pubblicità aggressiva sui test di paternità è ormai una pratica corrente anche in Europa, con effetti sociali distruttivi. Ci sono padri che, all'insaputa delle mogli o compagne, prelevano il Dna dei figli per accertarne la paternità arrivando a conclusioni variamente inquietanti".
L'ALLARME RAZZISMO - Interpellato sull'allarme dell'Osservatorioeuropeo sul razzismo per la presenza in Italia di numerosi siti calcistici a sfondo razzista e xenofobo, Rodotà ha detto che "se ci sono reati in questi siti, vanno perseguiti in quanto tali. Altrimenti i rischi di razzismo ci sono".
"Il problema - ha detto ancora Rodotà - è dei più difficili, perchè siamo al confine tra la libertà di manifestazione del pensiero, da una parte, e il razzismo e l'incitamento a commettere reati, dall'altra". E ha citato il caso della vendita di cimeli nazisti su Yahoo: "Gli Stati Uniti si difendevano proprio chiamando in causa la libertà di manifestazione del pensiero. Se non c'è un vero e proprio reato - come ha stabilito anche una sentenza recente - deve prevalere lo spirito di libertà sulla censura. Proprio perchè viviamo in Paesi liberi e non in regimi totalitari".
L'Osservatorio europeo sul razzismo di Vienna assegna all'Italia il primato in Europa sui siti calcistici razzisti, 17 su 53 esaminati (il 32%, contro il 10% in Germania ed il 4% in Gran Bretagna).
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2003/02_Febbraio/28/rodota.shtml