La Nasa sognava Marte, ora resta a terra
"Voli sospesi, dobbiamo capire che cosa è accaduto". Ma torna lo spettro dei tagli al bilancio
"Speriamo di capirci qualcosa entro qualche settimana". La frase, che tradisce sconforto, è del capo del Programma Shuttle, Ron Dittemore. Da ieri, ha annunciato la Nasa, i voli delle navette spaziali sono sospesi. Doveva essere l'anno della svolta, del rilancio per il nuovo amministratore della Nasa Sean O'Keefe chiamato dal presidente George W. Bush a disegnare un nuovo corso dell'America nello spazio. La Nasa ( National aeronautics and space administration ) si trovava davanti a spese sfuggite al controllo soprattutto per la costruzione della nuova casa cosmica, la stazione spaziale internazionale, assieme a russi, europei, giapponesi e canadesi. Si erano spesi cinque miliardi di dollari oltre il previsto e il bilancio dell'ente entrava in crisi. O'Keefe doveva trovare una soluzione al problema ma soprattutto doveva immaginare una nuova strategia che garantisse un futuro. Così scrisse il suo piano "Pioneering the Future" che lesse per la prima volta davanti agli studenti dell'Università di Syracuse nell'aprile dell'anno scorso. Non a caso. O'Keefe voleva avvicinare di più lo spazio al mondo quotidiano, e stimolare i giovani verso le molte applicazioni che gli investimenti nel cosmo promettevano per la vita sulla Terra.
Per la stazione spaziale, dopo aver minacciato un blocco delle operazioni, decise di proseguire aggiungendo quegli elementi essenziali necessari ad avviare seriamente il suo sfruttamento. E dall'anno prossimo sarebbero state possibili ricerche nelle quali l'assenza di gravità permetteva di fabbricare nuove leghe metalliche, nuovi farmaci o indagare il corpo umano in condizioni estreme. Ma O'Keefe sapeva che l'ostacolo per utilizzare al meglio la casa cosmica era la realizzazione di una nuova mininavetta che permettesse di andare avanti e indietro dallo spazio più facilmente e più economicamente rispetto ad oggi. "Ora questo programma è avviato - ci raccontava l'amministratore della Nasa nei giorni scorsi - e vorremmo che anche l'Europa e l'Italia partecipassero alla nuova, necessaria impresa". Intanto la vecchia flotta di shuttle doveva essere ammodernata per continuare a volare per quasi altri vent'anni.
Nel contempo O'Keefe sosteneva i progetti di osservazione della Terra legati alla salute ambientale e non dimenticava le avventure più estreme, oltre i confini dei pianeti vicini. Anche qui bisognava compiere una scelta audace per disporre di nuovi e più potenti razzi. "L'unica via - spiegava O'Keefe - è il motore nucleare: ora il suo progetto è finalmente avviato. Così renderemo più facili i viaggi verso i pianeti più lontani; Giove, Saturno e Plutone oppure verso asteroidi e comete. E questo aiuterà anche le future spedizioni su Marte".
Il 2003 è l'anno del Pianeta Rosso per la sua estrema vicinanza alla Terra. Per questo la Nasa si prepara a lanciare prima dell'estate due rover robotizzate che scenderanno sulle sabbie marziane muovendosi per mesi. "Su Marte - spiega O'Keefe - crediamo possa esserci la vita e quindi vogliamo andare a cercarla. Poi decideremo se preparare un possibile sbarco dell'uomo".
Nel frattempo si metteva mano anche ad una riorganizzazione del grande ente che dà lavoro a quasi 18 mila persone spendendo 15 miliardi di dollari. Si cercava di tagliare personale assegnando all'esterno diverse attività e si studiava persino, al fine di ridurre i costi, di cedere la flotta degli shuttle ad una società esterna capace di gestirla e tenerla in perfetta attività: la Nasa si sarebbe limitata a pagare un biglietto per ogni viaggio, come affittando un aeroplano. Furono però in molti a sollevare critiche, soprattutto temendo rischi per la sicurezza.
Anche a Cape Canaveral qualche taglio tra i tecnici generò inquietudine, ma finora tutto sembrava sotto controllo. Ci si era però dimenticati delle statistiche dei rischi che ogni missione (costo 400 milioni di dollari) dello Shuttle comportava: ogni 300 voli uno poteva trasformarsi in tragedia, recitavano le cifre. Ed una c'era già stata. Intanto la flotta delle astronavi, nata con la tecnologia degli anni Settanta, invecchiava. E forse gli ammodernamenti non bastavano. Tuttavia i bilanci (e la mancanza di coraggio) sembravano impedire grandi scelte. Ora il disastro, invece del rilancio sognato, porterà così la paralisi.