Lo Space Shuttle rappresenta la sintesi estrema di tecnologia aeronautica e spaziale. Il via fu dato dal presidente Nixon nel 1972
Un incrocio tra un'astronave e un aliante
Dalla prima Enterprise al Discovery: storia del progetto più ambizioso della Nasa
ROMA - Astronave o aeroplano? Non è facile, per lo Shuttle, la ricerca di una precisa identità. La realtà è in una sofisticata via di mezzo: la navetta, che per la prima volta realizza il concetto di veicolo spaziale riutilizzabile, è certamente una astronave, ma allo stesso tempo rappresenta da molti punti di vista la massima espressione dell'aviazione tradizionale. La discendenza dall'aeroplano è molto forte. Lanciato come un razzo, in orbita come un satellite, lo Shuttle rientra alla base volando come un aereo. Anzi, come aliante. Il più avanzato e complesso mai costruito.
La sintesi estrema di tecnologia aeronautica e spaziale rappresentata dallo Space Shuttle è il risultato di decenni e decenni di ricerca e di esperienze, di evoluzione continua delle strutture dei materiali, dei propulsori. Il contributo determinante a questa crescita è stato fornito da uno dei programmi più ambiziosi mai relizzati nella storia dell'aviazione: quello che, avviato nel 1942 negli Stati Uniti sotto il nome di Experimental Research Aircraft Program, ha dato vita alla celebre serie di aerei X. Macchine che hanno raggiunto tutti i traguardi dell'aviazione moderna: superare la barriera del suono (Bell X-1, 14 ottobre 1947); volare a quote e velocità sempre più elevate; studiare il comportamento aerodinamico e strutturale in condizioni estreme. Il più famoso di tutti questi aerei sperimentali è stato il North American X-15, che nel corso di 199 missioni effettuate tra il 15 novembre 1960 e il 24 ottobre 1968, raggiunse prestazioni incredibili: 107.960 metri di quota il 22 agosto 1963 e 7.273 km/h il 13 ottobre 1967.
Lo X-15 fornì un contributo enorme, in termini di esperienze e tecnologie, alla progettazione dello Shuttle. Se questo aeroplano riuscì a esplorare tutti i problemi legati alle altissime velocità e quote ottenibili con la propulsione a razzo, era necessario però analizzare un altro aspetto fondamentale nella navetta: la fase del rientro, nella quale il veicolo attraversa l'atmosfera, rallentando gradualmente dalle elevatissime velocità orbitali a quelle assai più basse necessarie per il controllo della planata e fino all'atterraggio. La Nasa usò per queste esperienze una serie di altri aerei sperimentali, i cosiddetti "lifting bodies", veicoli privi di ali convenzionali e nei quali la portanza veniva assicurata dalla forma stessa della fusoliera. Il ciclo di ricerche andò avanti dalla seconda metà degli anni Sessanta fino al 1975.
Fu tutto questo, dunque, che preparò la strada al programma Space Shuttle. Il via ufficiale venne dato dal presidente Nixon il 5 gennaio 1972. Nei mesi successivi la Nasa definì il consorzio industriale incaricato di realizzare il progetto. La prima navetta (Enterprise) uscì dagli stabilimenti il 17 settembre 1976. Non era destinata a volare nello spazio, ma ad effettuare una intensa serie di collaudi, durati nove mesi, per esplorare il comportamento durante le varie fasi dell'avvicinamento e dell'atterraggio e le caratteristiche aerodinamiche generali della macchina. Questi esperimenti furono condotti sganciando la navetta in quota dal dorso di un quadrireattore B-747 per simulare il rientro. Il secondo Shuttle, Columbia, proprio quello esploso ieri, effettuò il primo volo orbitale il 12 aprile 1981. Seguirono le navette Challenger (prima missione 4 aprile 1983), Discovery (30 agosto 1984), Atlantis (3 ottobre 1984). Un quinto esemplare (Endeavour) fu realizzato nel 1991, in sostituzione del Challenger, che si era distrutto in decollo il 28 gennaio 1986 causando la morte dei sette astronauti a bordo.