FUROREGGIA ARTEMIS
Il 12 luglio del 2001 un razzo "Ariane 5" avrebbe dovuto mettere in orbita geostazionaria
a 36 mila chilometri sopra l´equatore "Artemis", un satellite per telecomunicazioni
dell'Agenzia spaziale europea. "Artemis" è un apparato molto avanzato (è l'unico
satellite al mondo a essere dotato di tutte le tipologie esistenti di trasmissione, dalla
banda K al laser) al quale erano affidate tre missioni principali e molto innovative:
gestire il rilancio di dati tra satelliti in orbita bassa, per esempio quelli per
l'osservazione della Terra o la stessa Stazione Spaziale; costituire un elemento del
sistema europeo di navigazione Egnos (analogo ma più evoluto del Gps); offrire
comunicazioni in voce e dati tra veicoli, dai treni alle auto. Sfortunatamente l'ultimo
stadio del potente lanciatore europeo ebbe un malfunzionamento che lasciò il costoso
carico a metà strada, ad appena 17.487 chilometri sopra la Terra; e perdipiù in una
regione pericolosa, quella delle Fasce di Van Allen, una nube di particelle cariche
elettricamente compresa tra i 1900 e i 25 mila chilometri dalla Terra, la quale
minacciava di distruggere la complessa elettronica del satellite. Tutto perduto, soldi in
fumo (800 milioni di euro), attività scientifiche e commerciali rinviate di anni? I
tecnici dell'Esa, quelli di Alenia Spazio che era stata capocommessa del satellite,
quelli di Telespazio cui era affidato il controllo in orbita di "Artemis" attraverso il
suo centro del Fucino, quelli della società Astrium che avevano fornito il sistema di
razzi a ioni del satellite non si sono rassegnati. E hanno compiuto un vero capolavoro:
poche settimane fa, e precisamente il 31 gennaio, "Artemis" è arrivato sulla sua orbita e
ha cominciato a funzionare regolarmente. In più il team che ha lavorato al salvataggio ha
collezionato una serie formidabile di esperienze del tutto nuove di cui oggi può andare
giustamente orgoglioso. Nei primi dieci giorni dopo il lancio, usando quasi tutto il
carburante chimico del satellite, "Artemis" è stato sottratto alle Fasce di Van Allen e
spinto su un'orbita di parcheggio circolare a 31 mila chilometri di quota. Poi, con più
calma, a partire dalla fine di luglio del 2001, è stato programmato il recupero; per il
quale si è deciso di utilizzare i quattro piccoli motori a ioni installati sul satellite
e usati per gestire le lievi variazioni di assetto in orbita. In questi motori le
molecole di un gas (nel caso specifico si tratta di Xenon) vengono ionizzate, cioè
caricate elettricamente, accelerate da un campo elettrico ed espulse a una velocità di
circa 30 chilometri il secondo (nei motori a propulsione chimica la velocità del gas
eiettato è di "appena" un chilometro il secondo). Ma prima di accendere i motori è stato
necessario intervenire sul software di bordo, che è stato modificato per circa il 20 per
cento, in modo da adattarlo ad un compito del tutto nuovo e imprevisto: è la più estesa
riprogrammazione che sia mai stata realizzata su un satellite di telecomunicazioni. Alla
fine del 2001 questo lavoro era concluso e i risultati erano stati controllati sul
simulatore del satellite a terra. Nel frattempo era stata controllata la funzionalità dei
sistemi di bordo e alla fine di novembre era stato ottenuto un risultato spettacolare:
per la prima volta una immagine della Terra raccolta dal satellite francese "Spot 4" in
orbita bassa era stata inviata a mezzo laser ad Artemis e da questo ritrasmessa al centro
di elaborazione di Tolosa. A questo punto il satellite fu fatto ruotare di 90 gradi per
metterlo in rotta e il 19 febbraio 2002 furono accesi i motori. "E' stato come spostare
una nave da carico usando il fuoribordo di un gozzo" hanno detto i tecnici. Ma alla fine
il cargo si è mosso sempre più velocemente, fino alla velocità di crociera di 15
chilometri il giorno. Il lungo viaggio è stato pieno di problemi sempre nuovi e sempre
urgenti ma nell´ottobre 2002 "Artemis" usciva finalmente dal cono d'ombra della Terra che
per un paio d'ore ogni giorno, per la mancanza di elettricità prodotta dai pannelli
solati, costringeva a spegnere i motori; a poche centinaia di chilometri dalla meta è
stato necessario calcolare con la massima esattezza traiettoria e velocità per fare in
modo che "Artemis" arrivasse sulla sua orbita finale esattamente alla longitudine di 21,5
gradi Est, come previsto inizialmente. Il 31 gennaio scorso la meta era raggiunta, il
satellite rivolto nuovamente verso la Terra, i provvidenziali piccoli motori a ioni
spenti tra gli applausi. "Artemis", dunque, funzionerà esattamente come previsto in
origine, "e c'è ancora propellente chimico sufficiente per i prossimi dieci anni",
dichiara l'Agenzia spaziale europea. Che sottolinea inoltre le numerose "prime" stabilite
durante il salvataggio: primo collegamento laser tra satelliti in orbita; primo esempio
di radicale riprogrammazione di un satellite di telecomunicazioni; primo trasferimento da
un'orbita all'altra mediante motori a ioni; la più lunga correzione di un'orbita.
Esperienze che sicuramente torneranno utili in futuro.
Vittorio Ravizza
Fonte: http://www.lastampa.it ; chucara2000
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Carmelo Scuderi
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