I PROGETTI DI BUSH
Marte: un giorno ci andremo

a cura di M. Campaniolo

Nonostante il grave incidente dello shuttle Columbia, la Nasa non ha abbandonato il suo progetto di portare, entro pochi anni, uomini su Marte. Le sonde dellŽente spaziale (il Mars Global Surveyor e lŽOdyssey 2001) fotografano da anni il pianeta, inviando sulla terra importanti informazioni e cercando un luogo adatto allŽatterraggio di una spedizione. Secondo il Los Angeles Times, Bush avrebbe dovuto annunciare nel discorso sullo stato dellŽUnione di qualche settimana fa un progetto per utilizzare un motore a energia nucleare che accorcerebbe il viaggio verso Marte a poche settimane (con le attuali tecnologie ci vogliono mesi). Un motore a energia nucleare è già stato utilizzato nella sonda Cassini, il cui lancio fu fortemente contestato dagli ecologisti. EŽ possibile che il timore di nuove proteste abbia indotto Bush a rinviare lŽannuncio, così come non è escluso che la Nasa non abbia mai smesso di lavorare al progetto di questo motore.


Non solo acqua, ma neve. Questa nuova teoria non significa che tra breve la Nasa comincerà a pubblicizzare le settimane bianche su Marte, ma confermerebbe che sul Pianeta Rosso cŽè la vita, cŽè stata, oppure ci potrà essere nel futuro. E lŽItalia potrebbe svolgere un ruolo centrale per fornire la prova definitiva. L'ipotesi della presenza di neve, che poi si è sciolta diventando acqua, è stata avanzata dal ricercatore dellŽArizona State University Philip Christensen, in uno studio pubblicato ieri dalla rivista "Nature". Lo scienziato è arrivato a questa conclusione studiando le immagini della sonda spaziale "Odyssey", di cui è il principale analista, e la Nasa ha condiviso la teoria, visto che lŽha fatta presentare due giorni fa nella sua sede di Washington. La ricerca parte dallŽaffascinante scoperta di molte gole e canali sulla superficie di Marte, fatta nel 2000 da Michael Malin e Kenneth Edgett, entrambi membri del "Malin Space Science Systems" di San Diego, che avevano osservato le foto fornite dal "Mars Global Surveyor". Gli scienziati avevano elaborato diverse teorie su questo fenomeno: per alcuni, i canali simili ai letti dei fiumi erano il prodotto dellŽacqua sgorgata da sorgenti sotterranee; per altri erano generati dal passaggio di acqua pressurizzata o biossido di carbonio; per altri, infine, erano frutto del flusso di fango provocato dal collasso dei depositi del permafrost. Nessuna di queste ipotesi, però, aveva convinto. Christensen, allora, si è rimesso a studiare, usando stavolta le immagini di "Odyssey", e il risultato è stato sorprendente. Secondo lui, la vera causa delle gole è lo scorrimento di acqua generata dallo scioglimento della neve. Ma lŽaspetto più affascinante della teoria è che il fenomeno è ancora attivo, e crea le condizioni ideali per lo sviluppo di forme di vita vegetale, esistenti anche sulla Terra in ambienti simili. La maggior parte degli scienziati è convinta che Marte sia ghiacciato da migliaia e migliaia di anni, ma Christensen non è d'accordo. Secondo lui, il pianeta oscilla nel movimento intorno al Sole, e quindi lŽasse polare si inclina. Quando i poli vengono esposti più direttamente ai raggi caldi, il ghiaccio evapora, e ricade sotto forma di neve a latitudini più vicine all'equatore del pianeta, ad esempio nella regione chiamata Terra Sirenum. Quella neve, poi, viene coperta da polvere e detriti e quindi appare scura. Pochi centrimetri sotto la superficie, però, è pulita e si scioglie. Questo processo produce acqua, che scorre e scava le gole, ma non solo. La superficie che non si scioglie protegge il liquido dallŽevaporazione immediata, svolgendo la funzione di una serra, e così crea le condizioni e le temperature ideali per la vita. "Questa neve - ha spiegato Christensen - costituisce una dimora incredibilmente attraente per la vita. CŽè la luce per la fotosintesi, ci sono le temperature superiori al congelamento e lŽacqua allo stato liquido, tutto a pochi centimetri dalla superficie nelle latitudini mediane di Marte. La vita, se esiste sul pianeta, migrerebbe esattamente verso questi ambienti. La neve agisce come una magnifica coperta, che consente tutto questo processo di scioglimento e gocciolamento". Lynn Rothschild, scienziata dellŽ"Ecosystem Science and Technology Branch" della Nasa presso lŽ"Ames Research Center" di San Francisco, ha condiviso l'ipotesi, spiegando quali forme di vita potrebbero prosperare. Ad esempio ha citato "le alghe, note anche come i cocomeri della neve, che si sviluppano in condizioni simili anche sulle Montagne Rocciose degli Stati Uniti". Vegetali che assumono un caratteristico colore rosso sotto la superficie, e compiono tutto il loro ciclo in ambienti della Terra vicini a quelli che Christensen avrebbe individuato su Marte. Secondo lo scienziato dellŽArizona, inoltre, il processo nevoso si ripete a intervalli regolari, nellŽarco di 100 mila e un milione di anni, e ciò ha un significato importante: "EŽ un fenomeno attivo, e quindi non stiamo parlando di un pianeta morto". La teoria è affascinante e sostenuta dalle immagini, ma come tutte le teorie ora deve essere provata. E questo forse è lŽaspetto più utile per la Nasa, che ha bisogno di attirare nuovi interessi per rilanciarsi dopo la tragedia dello shuttle "Columbia". LŽagenzia spaziale ha già in programma il lancio su Marte di due rover tipo il "Pathfinder", che partiranno tra maggio e giugno prossimo e arriverano sul pianeta nel gennaio del 2004. Nel 2005, poi, verrà lanciato il "Mars Reconnaissance Orbiter", ossia una sonda che porterà a bordo il radar "Sharad", costruito dallŽAgenzia spaziale italiana proprio per andare a cercare lŽacqua.