Il legame tra fenomeni astronomici e ambiente vitale è alla
base
delle prime riflessioni sull'astronomia. Già prima
dell'invenzione
della scrittura, in tutte le culture si manifesta
l'attenzione verso
i corpi celesti e i fenomeni astronomici.
La pastorizia con le sue migrazioni, l'agricoltura
correlata col
ciclo annuale, la caccia legata alla durata del giorno e
della notte
e alla loro variazione stagionale debbono aver ispirato i
primi
tentativi di ordinare le conoscenze sui movimenti degli
astri. Non
meraviglia che gli eventi astronomici siano stati
considerati, in un
primo tempo, di natura simile a quella dei fenomeni
meteorologici e
strettamente associati a questi. Le parole "meteore"
e "meteoriti"
sono una traccia di quest'interpretazione continuata fino a
qualche
secolo fa.
L'aspetto fondamentale di questa prima astronomia sono
stati la
conoscenza della ciclicità dei fenomeni celesti e la
creazione di
strumenti idonei a effettuare misure in tal senso. A questo
scopo
corrispondono i siti megalitici del tipo di Stonehenge: in
essi,
allineamenti fra astri e pietre cadenzano il ritmo delle
stagioni e
delle fasi lunari.
Ma la conoscenza di cicli di più lunga durata, come quelli
relativi
alla periodicità delle comete, alla precessione degli
equinozi, alla
frequenza delle eclissi non poteva derivare dal semplice
studio di
allineamenti. Bisognava ricorrere a uno strumento più
sofisticato che
fosse in grado di effettuare registrazioni di lungo periodo.
Tutto ciò ha richiesto l'invenzione della scrittura. Con
essa nasce
la vera e propria astronomia. Infatti gli strumenti fissi,
come le
pietre di Stonehenge, sono legati all'epoca della loro
costruzione:
se muta la posizione del polo celeste fra le stelle o
l'inclinazione
dell'asse terrestre, lo strumento perde il legame con il
cielo per il
quale è stato creato. Attualmente solo calcoli sofisticati
ci
permettono di comprendere in parte la natura degli
allineamenti
studiati dai costruttori di tali siti.
La registrazione degli eventi astronomici aprì una nuova
frontiera.
Cicli come quello del mese lunare, dell'anno solare e delle
eclissi
possono essere conosciuti con adeguatezza solo
registrandone diversi
in sequenza e calcolandone, poi, il valore medio. È un
semplice
sistema di calcolo che ha permesso ai babilonesi, agli
indiani, ai
maya e agli egizi di conoscere la durata dei fenomeni
celesti
principali con una precisione vicina a quella che
possediamo noi oggi.
Quello che manca in questi primi tentativi è la capacità di
rappresentare il mondo come uno spazio geometrico in cui i
movimenti
dei corpi celesti ha luogo. Le tavolette babilonesi
scoperte nella
biblioteca di Ninive, le stele dei maya e le registrazioni
dei pochi
codici salvati ci danno oggi solo numeri: i loro redattori
furono
creatori di tavole numeriche, importanti primi passi in un
mondo
sconosciuto.