Il Messaggero Veneto venerdì 21 marzo 2003

Le pietre di Stonehenge aprirono una nuova era

Il legame tra fenomeni astronomici e ambiente vitale è alla base delle prime riflessioni sull'astronomia. Già prima dell'invenzione della scrittura, in tutte le culture si manifesta l'attenzione verso i corpi celesti e i fenomeni astronomici. La pastorizia con le sue migrazioni, l'agricoltura correlata col ciclo annuale, la caccia legata alla durata del giorno e della notte e alla loro variazione stagionale debbono aver ispirato i primi tentativi di ordinare le conoscenze sui movimenti degli astri. Non meraviglia che gli eventi astronomici siano stati considerati, in un primo tempo, di natura simile a quella dei fenomeni meteorologici e strettamente associati a questi. Le parole "meteore" e "meteoriti" sono una traccia di quest'interpretazione continuata fino a qualche secolo fa. L'aspetto fondamentale di questa prima astronomia sono stati la conoscenza della ciclicità dei fenomeni celesti e la creazione di strumenti idonei a effettuare misure in tal senso. A questo scopo corrispondono i siti megalitici del tipo di Stonehenge: in essi, allineamenti fra astri e pietre cadenzano il ritmo delle stagioni e delle fasi lunari. Ma la conoscenza di cicli di più lunga durata, come quelli relativi alla periodicità delle comete, alla precessione degli equinozi, alla frequenza delle eclissi non poteva derivare dal semplice studio di allineamenti. Bisognava ricorrere a uno strumento più sofisticato che fosse in grado di effettuare registrazioni di lungo periodo. Tutto ciò ha richiesto l'invenzione della scrittura. Con essa nasce la vera e propria astronomia. Infatti gli strumenti fissi, come le pietre di Stonehenge, sono legati all'epoca della loro costruzione: se muta la posizione del polo celeste fra le stelle o l'inclinazione dell'asse terrestre, lo strumento perde il legame con il cielo per il quale è stato creato. Attualmente solo calcoli sofisticati ci permettono di comprendere in parte la natura degli allineamenti studiati dai costruttori di tali siti. La registrazione degli eventi astronomici aprì una nuova frontiera. Cicli come quello del mese lunare, dell'anno solare e delle eclissi possono essere conosciuti con adeguatezza solo registrandone diversi in sequenza e calcolandone, poi, il valore medio. È un semplice sistema di calcolo che ha permesso ai babilonesi, agli indiani, ai maya e agli egizi di conoscere la durata dei fenomeni celesti principali con una precisione vicina a quella che possediamo noi oggi. Quello che manca in questi primi tentativi è la capacità di rappresentare il mondo come uno spazio geometrico in cui i movimenti dei corpi celesti ha luogo. Le tavolette babilonesi scoperte nella biblioteca di Ninive, le stele dei maya e le registrazioni dei pochi codici salvati ci danno oggi solo numeri: i loro redattori furono creatori di tavole numeriche, importanti primi passi in un mondo sconosciuto.

Collaborazione di Gildo Persone'.