PARAPSICOLOGIA
GLI SCIENZIATI SCOPRONO L’INTELLIGENZA VEGETALE
Ci sono varie forme di intelligenza: quella naturale e quella artificiale o virtuale. E ora si scopre che esiste anche un’intelligenza vegetale. Le piante pensano ed hanno emozioni proprio come noi. E conoscono la telepatia.
Remo Guazzotti
Lo sapevate che le piante parlano? O meglio, comunicano per mezzo della telepatia? Certo, pare incredibile, eppure è quanto è emerso da alcuni recenti studi in laboratorio, volti a dimostrare che alcune delle piante d’appartamento che noi solitamente teniamo in casa sarebbero in grado di...leggerci nel pensiero.
Una scoperta strabiliante, se confermata. Solitamente, quando pensiamo alle piante, ed in particolar modo a quelle d’appartamento, l’immagine evocata è quella di una sorta di soprammobile inanimato. Eppure non è così.
SENTIMENTI VEGETALI
Il dogma di Aristotele che le piante hanno l’anima, ma non le sensazioni, hanno dichiarato gli studiosi americani Tompkins e Bird nel volume "La vita segreta delle piante", è rimasto incontestato per tutto il Medioevo, e fino al XVIIIº secolo. "Solo allora", hanno dichiarato i due studiosi, "lo scienziato Carl Von Linné, iniziatore della botanica moderna, proclamò che le piante si differenziavano dagli animali e dal genere umano soltanto per l’assenza del movimento; tale concetto fu poi superato da Charles Darwin, il grande scienziato del XIXº secolo, che dimostrò come i viticci, per esempio, abbiano una propria capacità di movimento indipendente. Per dirla con le parole di Darwin, le piante si valgono di tale capacità e la rivelano soltanto quando se ne avvantaggiano".
LE PIANTE INTELLIGENTI
All’inizio del XXº secolo uno stimato biologo viennese, Raoul France, avanzò l’ipotesi, rivoluzionaria per i fisici contemporanei, che le piante muovessero il proprio corpo liberamente ed in modo aggraziato, al pari del più abile corpo animale o umano, e che soltanto la maggiore lentezza di movimenti delle piante ci impediva di notarlo. "Quando il viticcio, che forma un cerchio in sessantasette minuti, trova un appoggio, entro venti secondi comincia ad avvilupparlo e in meno di un’ora vi si è attorcigliato così saldamente da rendere difficile la rimozione. Il viticcio, poi, si avvolge a spirale come un cavatappi, e così facendo solleva il tralcio verso di sé".
Cosa c’entra tutto ciò con la parapsicologia? É presto detto. Queste azioni presuppongono una sorta di "pensiero", di "volontà" da parte delle piante. E se nelle piante esiste un pensiero sensoriale, può esisterne uno extrasensoriale.
"Circa l’esistenza di un pensiero vegetale", sostiene il parapsicologo Roberto Volterri, "si potrebbero citare moltissimi esempi. Ma bastino, per tutti, due: quello della Drosera che cattura la mosca con precisione infallibile, muovendosi nella direzione ove si trova esattamente la preda da ghermire, e quello dell’altra notissima pianta carnivora, la Dionea, chiamata in America "pigliamosche di Venere". Essa è una pianta di palude, ben coltivabile sul suolo acido. La sua caratteristica è, lo abbiamo detto, di essere carnivora.
Non capita spesso, infatti, di vedere una pianta che ha dei movimenti rapidi e ancor meno capita di vedere una pianta che con questi movimenti cattura un insetto, lo uccide e poi lo digerisce in santa pace. La digestione dura da 9 a 35 giorni, secondo le dimensioni e la composizione del cibo catturato, dopodiché le foglie "trappola" della Dionea si riaprono.
Se la pianta cattura una mosca, a digestione compiuta, verranno espulse le ali e le parti chitinose indigeste. Ponendo invece nelle trappole un corpicciolo di composizione inorganica, ad esempio un sassolino, la trappola si riaprirà e lo lascerà cadere nel giro di poche ore. Non ci deve, forse, far pensare tutto ciò?".
PRECOGNIZIONE E TELEPATIA
Il comportamento "intelligente" di queste piante, prosegue Volterri, non può presupporre l’esistenza di una specie di sistema nervoso, o addirittura di un cervello pensante? "É davvero per una strana coincidenza che l’orchidea Trichoceros parviflours renda i suoi petali simili alla femmina di una varietà di mosche, così che il maschio, tratto in inganno dalla perfetta imitazione, tenti l’accoppiamento, impollinando così l’orchidea stessa? Oppure che la Stapelia variegata crei un odore straordinariamente simile a quello della carne in putrefazione, in zone ove abbondano solo le mosche?".
"Le piante", sostengono sempre Tompkins e Bird, "sono anche sensibili all’orientamento e... al futuro. Pionieri e cacciatori delle praterie nella valle del Mississippi scopersero una pianta girasole, il Silphium laciniatum, le cui foglie indicavano loro esattamente i gradi della bussola.
La liquirizia indiana, o Arbrus precatorius, ha una sensibilità così acuta per le induzioni elettriche e magnetiche di ogni genere, da essere usata come pianta meteorologica. I botanici che per primi la sottoposero ad esperimenti nei Kew Gardens di Londra trovarono in essa un mezzo per predire cicloni, uragani, tornado, terremoti ed eruzioni vulcaniche".
In questo caso la pianta reagiva a vere e proprie percezioni extrasensoriali, recanti in sé informazioni provenienti dal futuro.
Quanto alle Dracene, esperimenti condotti dal parapsicologo ed agente CIA Cleve Backster sin dagli anni Sessanta hanno permesso di appurare che esse sono telepatiche. I ricercatori applicavano dei sensori alle foglie delle piante; subito dopo nel laboratorio entrava uno sperimentatore, incaricato di agire sulle stesse. Incredibile a dirsi, i sensori reagivano quando lo sperimentatore stava per annaffiare le piante, registrando uno stimolo elettrico affine ad una sensazione di piacere. Ma se lo sperimentatore pensava di voler tagliare alcune foglie alle Dracene, queste producevano un’acuta scarica, come di paura. Se infine lo sperimentatore pensava di voler "far del male" ad una pianta, ma segretamente non era intenzionato a farlo, le Dracene, intuendo il bluff, non mostravano alcuna reazione chimica. Lo stesso accadeva anche con le piante di Filodendro.
Tutto ciò non dovrebbe stupire più di tanto. Le fotografie Kirlian hanno dimostrato che anche le piante hanno l’aura. E quindi dispongono di energie paranormali.
LE FELCI CHE AVVELENANO
Poteri telepatici a parte, che la piante abbiano una sorta di intelligenza, almeno questo, è dimostrato ed accettato dalla scienza ufficiale. Prendiamo ad esempio un diffusissimo tipo di felci, dal nome scientifico di Dicranopterus cyatheoides. Si tratta di una pianta che risale all’epoca dei dinosauri, una felce leggermente tossica che, se ingerita inavvertitamente, provoca un’eruzione nel cavo orale. Una teoria vuole che queste felci abbiano sviluppato la loro tossicità proprio nel Giurassico, allorché la vita vegetale era gravemente minacciata dai branchi di erbivori giganti che consumavano ogni giorno tonnellate di piante, per difendersi dai dinosauri erbivori. Le piante si evolvono come ogni altra forma di vita e, col tempo, hanno sviluppato dei meccanismi di difesa. Le acacie, per esempio, producono nelle foglie grandi quantità di tannino, una sostanza letale per quelle giraffe che non si lasciano scoraggiare dalle spine lunghissime che queste piante mettono in bella vista. E proprio le acacie hanno sviluppato un originalissimo sistema di comunicazione e difesa. Si tratta di un vero e proprio allarme chimico. Quando un erbivoro, solitamente antilopi e giraffe, comincia a brucare un’acacia, questa diffonde etilene nell’aria, e questo spinge tutte le altre acacie vicine ad intensificare la produzione di tannino. Nel giro di pochi minuti tutti gli alberi nei dintorni producono un’elevata e tossica quantità di tannino. E in questo modo riescono a proteggersi "abbastanza" dall’assalto degli erbivori (se vi interessa la sorte delle giraffe, sappiate che col tempo esse si sono fatte furbe. Brucano le acacie solo per un periodo breve e non appena la produzione di tannino aumenta, si spostano di qualche metro, in cerca di altre acacie che non abbiano ancora percepito il segnale odoroso). Considerare le piante delle forme di vita stupide è dunque ingiusto. Certamente, esse ai nostri occhi sono "in basso" nella scala evolutiva, a metà strada fra i minerali e gli animali. Ma anch’esse hanno saputo, come noi, dimostrare una straordinaria adattabilità all’ambiente. Hanno sviluppato meccanismi di offesa, difesa e comunicazione che non sempre comprendiamo, per sopravvivere in un ambiente dominato da grandi predatori.