LA MALATTIA DEL SECOLO

L'Aids viene dalle scimmie: colpa dell'uomo
Il primo contagio risale agli anni Cinquanta, durante la sperimentazione del vaccino anti polio

NEW YORK - Non era un'arma del Governo Ombra per cacciare i Grigi rendendo incompatibile il nostro sangue con il loro (come han detto certi maniaci ufologici); non era un'arma segreta costruita a Fort Detrick dagli USA per sterminare le genti del Terzo Mondo (panzana messa in giro dal KGB per screditare gli States agli occhi dell'opinione pubblica). L'aids viene dalle scimmie. Fu detto per la prima volta nel 1992. Ma una commissione di scienziati dichiarò che non c'era nulla di vero: l'Aids non era esploso per una contaminazione del vaccino antipoliomelite, né c'era stato contatto fra le scimmie africane e il farmaco iniettato a 325 mila neonati congolesi nel 1957. La commissione portava una prova ineccepibile: il primo caso di Aids era precedente al 1957. Anni più tardi, un libro riapre quel dibattito. Questa volta però non si tratta più solo di voci. Un giornalista inglese ha lavorato per anni, conducendo una indagine stringente, sostenuta da migliaia di interviste e di documenti, da mappe che ricostruiscono i primi casi della malattia, dai ricordi dei sopravvissuti e dai saggi di noti ricercatori. E quella teoria che un gruppo di scienziati americani fu così pronto a contestare otto anni fa sembra terribilmente verosimile: l'Aids sarebbe esploso in tutto il mondo perché per la coltura del vaccino antipoliomelitico vennero usati reni di scimmie africane, cioè proprio quelle scimmie in cui il virus dell'immunodeficienza viveva indisturbato da migliaia di anni. E quella famosa prova che dimostrava che il rapporto temporale non tornava? Bene, lo studio del giornalista britannico dimostra che quella prova non è mai esistita. Il marinaio David Carr, che a lungo si era creduto fosse il primo caso di Aids, non era neanche sieropositivo. Il libro-denuncia è uscito in contemporanea in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Ed è stato oggetto di discussioni violentissime. Del resto, The River, di Edward Hooper, non può essere nascosto sotto il tappeto. Questa è la sua ricostruzione: sotto la guida del biologo Hilari Koprowski, il laboratorio Wistar di Filadelfia condusse una vaccinazione antipoliomelitica di massa nel Congo Belga nel 1957. Per la coltura dei virus venne usato tessuto renale di scimmie africane, e non scimmie asiatiche come Koprowski ha sostenuto. I primi casi (e i più virulenti) di Aids esplodono due anni dopo a Leopoldville (oggi Kinshasa). Le mappe dei vaccini e le mappe dei casi di aids sembrano copie carbone l'una dell'altra. Non esistono casi di aids precenti a questa data. La documentazione sull'esperimento antipoliomelitico del campo congolese è scomparsa, ma Hooper è andato a rintracciare molti di coloro che vi furono coinvolti sia come "cavie" che come sperimentatori. E costoro contestano la versione dei fatti presentata da Koprowski. Versione peraltro contestata da un altro grande scienziato, Albert Sabin, lo scopritore del vaccino antipoliomelitico oggi adottato in tutto il mondo: prima di morire, nel 1993, anche lui espresse il sospetto che "qualche fiala" del vaccino del collega di Filadelfia fosse "stata contaminata con un virus della scimmia che nulla aveva a che vedere con la polio". Quaranta anni dopo quegli esperimenti, l'Aids uccide senza pietà in tutto il mondo. Lo scienziato Robert Gallo, che si trova a Rimini per annunciare una collaborazione italo-statunitense per la creazione di una terapia efficace della malattia, ha confermato con amarezza che ci vorranno ancora "anni prima di trovare un vaccino preventivo". Contattato dai giornalisti statunitensi, l'Istituto Wistar, famosissimo negli ambienti scientifici per il suo lavoro al'avanguardia della sperimentazione medica in vari settori, ha dichiarato dal canto suo di aver già preso contatto con l'Organizzazione Mondiale della Sanità e con il Dipartimento della salute statunitense, per un nuovo studio indipendente sui fatti congolesi di 40 anni fa. Ma il problema è di trovare qualche fiala di quell'esperimento. Pare infatti che non si riesca a trovarne più neanche una.