IL FRATELLO DI GESÙ
Ho letto l'ultimo aggiornamento di notizie ufo, e ho visto la notizia sull'urna di "Giacomo figlio di Giuseppe fratello di Gesù".
Vorrei fare una precisazione, sperando però di non offendere e urtare quelle che sono essere le convinzioni radicate di taluni, (soprattutto Lissoni, sapendo essere un'insegnante di religione).
Se Giacomo era effettivamente figlio di Giuseppe, allora era il "fratellastro" di Gesù. Gesù infatti, era figlio di un famoso Legionario Romano che poi sarebbe diventato Imperatore e della nipote di Erode (Mariamne). Ecco perchè la Chiesa è diventata Romana! Tali notizie, lungi dall'essere notizie tendenziose erano ben note e riportate da più fonti ufficiali della stessa Chiesa Romana, fino a quando ogni traccia, o quasi (per fortuna) di tali cronache furono bruciate per ordine di un Papa. Tra l'altro Gesù aveva un fratello gemello, entrambi poi cresciuti dagli Esseni. I Templari sapevano tutto ciò molto bene. Spero di non aver offeso nessuno ed anzi di aver dato una opportunità di riflettere sulla realtà di una storia importante, purtroppo fin troppo mistificata da quella stessa chiesa che dovrebbe diffonderne la Verità.
Grazie.
Risponde Alfredo Lissoni
In effetti, negli ultimi anni ha visto la luce una fitta pubblicistica che collega Gesù al templarismo (sulla scorta di un precedente tentativo ad opera di tre giornalisti inglesi, autori del volume "Il santo Graal", ove si mescolava, però, fantasia e storia con molta leggerezza). In realtà, non vi sono prove evidenti dell'esattezza di queste fonti apocrife. Molte di queste letture non canoniche si rifanno al Protovangelo di Giacomo, un testo apocrifo, riconosciuto tacitamente dalla Chiesa come valido solo in epoca tardiva ed attribuito a Giacomo il Minore, fratello di Gesù. La sua composizione è ritenuta non posteriore all'anno 150 ed è stato considerato erroneamente, in passato, come uno dei più antichi documenti cristiani, all'incirca contemporaneo dei vangeli canonici, addirittura, secondo lo studioso L. Conrady, persino precedente a Luca e Matteo. In realtà la moderna storiografia e lo studioso Marcello Craveri ne hanno evidenziato le scarse conoscenze della geografia palestinese e delle usanze locali (si inventa una festa detta "gran giorno del Signore", corrispondente forse alla domenica cristiana; in un brano dimentica che Betlemme sia in Giudea; scambia il biblico Zaccaria ucciso nel Tempio per il padre di S.Giovanni Battista; infine, sbaglia la traduzione del nome di Gesù, Joshia', colui che salverà, anzicché Jeshua', che significa Yahweh è il salvatore; quest'errata traduzione risale al padre della Chiesa Giustino, morto nel 165; ciò induce a pensare che tale testo risalga a quell'epoca). Tutto ciò indica che venne steso da autori non ebrei (tre, probabilmente) e che non fu affatto fonte ispiratrice di Luca, ma anzi ne fu influenzato. La definizione di proto gli è stata data dall'umanista Guillame Postel, che a metà del Cinquecento lo ha scoperto per primo e tradotto in latino.
Il Protovangelo di Giacomo,al capitolo 17, 1-2, descrive il viaggio di Giuseppe e Maria incinta in questo modo: "Or venne un ordine dell'imperatore Augusto che fossero censiti tutti gli abitanti di Betlemme di Giudea. E Giuseppe pensò: Farò iscrivere i miei figli... Giuseppe sellò l'asina e vi fece sedere Maria; e suo figlio conduceva la bestia, e Giuseppe li seguiva...". Questo brano sbalorditivo e rivelatore, che attesta che Giuseppe avesse altri figli, è stato "prudentemente" modificato dai pii traduttori biblici nelle successive versioni (come nel Codice Bodmer V): il nome di Giuseppe è stato sostituito con quello di Samuele! In questo modo i conti tornavano, e Giuseppe risultava non avere ancora figli. Ma anche la Bibbia parla dei fratelli di Gesù: "Neppure i suoi fratelli credevano in lui", riporta Giovanni (7,15), ed il riferimento non è in senso lato, intendendo gli ebrei, o settario, intendendo una comunità di seguaci. E Matteo (12, 47-49): "Qualcuno allora gli disse: Ecco, tua madre ed i tuoi fratelli sono là fuori e vogliono parlarti. Ma Gesù rispose al suo interlocutore: Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". "Non è costui il falegname, figlio di Maria (e Giuseppe? N.d.A.), fratello di Giacomo, di Gioseto, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non sono esse tra noi?", riferisce Marco in 6,3. E proprio Marco rivela un retroscena sempre prudentemente messo in ombra dall'esegesi ufficiale: "Ciò avendo appreso, i suoi vennero per impadronirsi di lui perché, dicevano essi, "è fuori di sé" (3, 21). Nella sua Vulgata, S.Gerolamo tradusse con "furorem versus", ossia "pazzo furioso"; ciò indusse diversi studiosi a ritenere che Gesù fosse considerato un matto pericoloso dai suoi familiari (altro che figlio Dio! Altro che lodi al Signore durante l'Annunciazione!). Fortunatamente questa errata traduzione venne in seguito modificata nelle successive versione versioni bibliche; non senza qualche confusione, come al solito. Nelle versioni protestanti dello svizzero Jean-Frédéric Osterwald (1744) e del losannese Louis Segond (1887), "i suoi" divennero "i genitori" di Gesù; nella traduzione di Lemaistre de Sacy per i cattolici si usa "i parenti"; in altre traduzioni è scritto "gli apostoli" o "gli amici"; rimase però il problema dei "fratelli" dei Gesù. Qui la confusione deriva dal fatto che l'aramaico aha e l'ebraico ah significhino allo stesso tempo fratello, fratellastro, cugino, ossia parente prossimo (ma anche "vicino" e "collega"), ma è anche vero che l'ebraico è una lingua talmente ricca da possedere dei termini precisi, in questo campo. In ebraico il cugino è chiamato precisamente "figlio di zio" (e l'arabo ha conservato quest'espressione, che ritroviamo nelle Mille e una notte, ove le donne chiamano l'amico del cuore "figlio-di-mio-zio").
Gesù dunque aveva fratelli e sorelle? Personalmente, ne dubitiamo, sebbene a più riprese nei vangeli emerga un certo Tommaso detto Didimo (sia il nome, in ebraico, che il soprannome greco significano "gemello") nel quale alcuni hanno voluto vedere un fratello gemello di Gesù.
Del resto, anche sul padre adottivo, terreno, di Cristo sono state dette e scritte molte imprecisioni. La tradizione ama considerare Giuseppe falegname, ma il testo evangelico (Matteo 13, 55) parla di un "costruttore edile", quindi un benestante (ma ovviamente tornò più comodo in seguito spacciare il Messia di tutti, il Salvatore dei poveri, come povero egli stesso). Peraltro, in ebraico la parola falegname ha due traduzioni; trascritto da heth-resh-shin (heresh), può significare allo stesso tempo sia "artigiano" che "mago, incantatore"; se fosse stata vera quest'ultima accezione, la figura di un Gesù figlio di un illusionista parve alla Chiesa essere una brutta pubblicità, che mal si conciliava con la visione di un Messia investito di una missione salvifica. Gesù, in tal caso, rischiava di essere assimilato, dai posteri, ai molti maghi ciarlatani che infestavano il Medioriente e che si spacciavano per santoni. Per questo motivo i pii traduttori sorvolano prudentemente sulla questione della doppia traduzione.